- Mattia Faramia
Core Training o non Core Training? - Prima parte
Scritto vincitore del concorso riservato ad esperti dell'esercizio fisico per "La settimana Europea per lo sport 2019"
Estratto della tesi di laurea “Di Core in Peggio".... “Mens Sana in Core Sano” di Mattia Faramia
Ad oggi manca una definizione unanime di core da parte della comunità scientifica, in passato è stato descritto come un “box cilindrico” composto dai muscoli addominali anteriormente, glutei e paraspinali posteriormente, diaframma come tetto e pavimento pelvico come base (Akuthota e Nadler, 2004), seguito da altre definizioni simili o persino discordanti di altri autori: in questo lavoro è mia intenzione andare a sperimentare personalmente quanto lo sviluppo di una adeguata core stability (endurance per alcuni) sia funzionale per tutte quelle persone che semplicemente vogliono “star bene” e che affollano le sale dei centri fitness alla ricerca della migliore versione di loro stessi, non solo dal punto di vista estetico e per fare ciò mi avvarrò di una batteria di test riconosciuta a livello internazionale e denominata McGill Torso Muscular Endurance Test proposta ad individui asintomatici in ottica preventiva ma anche su coloro affetti da sporadici episodi di aspecific and cronic low back pain al fine di valutare i miglioramenti della resistenza isometrica dei muscoli stabilizzatori profondi ottenuta in 6 settimane di training (pianificate sulla base delle più recenti evidenze bibliografiche) la cui funzionalità è direttamente connessa ad un rachide lombare stabilizzato nei principali gesti motori: infatti la capacità di mantenere un’adeguata stabilità ed un efficiente controllo neuromuscolare della colonna vertebrale sono dati da un'attivazione sinergica e coordinata di questi muscoli che hanno un ruolo preponderante nella prevenzione e persino nel trattamento di alcune disabilità muscolo-scheletriche (come il dolore alla schiena nella zona lombare) ma anche nel miglioramento della performance sportiva essendone alla base. In sintesi “Proximal stability for distal mobility” sarà lo slogan su cui si baserà il presente progetto di tesi.
MODELLO DI PANJABI
Limitarsi a considerare solo la componente muscolare sarebbe limitante dato che il sistema è costituito anche da elementi passivi quali la colonna vertebrale con le sue vertebre e legamenti senza dimenticarci il ruolo cardine ricoperto dal sistema nervoso centrale, il “direttore d'orchestra” dell'intero sistema: a riguardo èemblematico l'ormai celebre modello di Panjabi (1992) in cui l'autore definisce l’instabilità come l'incapacità o la perdita dell'abilità nel mantenere il rachide stabile sotto carico naturale oppure esterno, escludendo deficit neurologici, gravi disabilità e dolore invalidante; stando a questo sistema la stabilità della colonna è garantita da tre sottosistemi (Figura 1):
Neural Control, il sistema nervoso centrale
Spinal column, la colonna con le relative vertebre e legamentI
Spinal Muscles, i muscoli stabilizzanti la componente passiva

Figura 1: Modello di stabilità spinale (tratto da Panjabi, 1992)
Un'eventuale instabilità spinale, da cui dolore alla bassa schiena, salvo diagnosi medica differente, può esser dovuta ad un alterato controllo del sistema nervoso centrale con conseguente ritardata attivazione dei muscoli che stabilizzano il rachide, dacché gli elementi passivi quali vertebre e legamenti si ritrovano a dover assorbire forze compressive e di taglio per essi eccessive senza un sostegno muscolare adeguato.
Sono significativi gli studi effettuati da Hodgson e Richardson (Figura 2) su persone affette da mal di schiena aspecifico: tramite elettromiografia sui muscoli del tronco come trasverso, obliquo interno e multifido lombare, si è rilevato che inducendo una perturbazione esterna come una semplice flessione dell'omero sul piano sagittale, rapida ed a comando, vi fosse un ritardo nell'attivazione del trasverso e degli altri muscoli della parete addominale rispetto al muscolo analizzato, deltoide in tal caso, da cui una mancata stabilizzazione delle componenti passive e conseguente dolore.